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Parlare di persone con disabilità viene subito in mente la parola
cura. Questo perché consideriamo queste persone non autonome e quindi per tutta la loro vita bisognose di aiuto.
La relazione di aiuto si attua attraverso la cura dell'altro e si svolge in situazioni problematiche. Richiedono un costante stato di vigilanza e autoriflessività e l'obbiettivo prioritario di chi svolge una relazione di aiuto è sempre duplice: offrire sostegno e creare, in tutti i modi possibili, una relazione. Questa viene definita tale se c'è INTENZIONALITÀ.
L'educatore deve essere bravo a sospendere il giudizio sull'altro e non approfittarne del bisogno di aiuto.
Una componente essenziale, che ha origine dalla relazione di aiuto, è l'ispirazione salvifica. Essa contiene una valenza positiva, presente nella motivazione ad aiutare ed occuparsi dell'altro, e una negativa che dà origine al ruolo del Salvatore. Quest'ultimo è colui che con l'intenzione di portare aiuto si perde in un pericoloso egocentrismo: vuole portare aiuto, ma lo fa nella maniera sbagliata perché è centrato su se stesso e non sull'altro.
Per concludere chi lavora con i disabili, deve mettersi a confronto con loro, cercare di scoprire tutte le loro potenzialità affinché queste possano essergli di aiuto nella loro vita. Bisogna che l'educatore si prenda tempo e analizzi la situazione nel modo migliore per poi intervenire. Competenza necessaria ad un educatore, per lavorare in questi ambiti, è il saper ascoltare,ed uscire dal proprio punto di vista ed entrare in quello d''altro.